S&H Program Training: la scala di Borg

Nel precedente articolo abbiamo parlato della FATICA, quel fenomeno limitante per le prestazioni di ogni sportivo e con la quale bisogna convivere quando si è sottoposti a sforzi intensi.

Più volte in passato abbiamo parlato,di come nello sport,la tecnologia stia prendendo sempre più piede. Ormai ogni preparatore atletico ha la possibilità di monitorare i progressi del proprio atleta, valutando i carichi di allenamenti e lo stress a cui è sottoposto l’organismo.

La cosa importante è analizzare la condizione pre-allenamento del nostro atleta mediante scale di valutazioni soggettive (scala di TQR, scala di TRES, scala di Hooper, scala Vas) oppure mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici come l’HRV (Heart Rate Variability), SUPEROP o tramite i numerosi software nati per l’analisi dei dati del misuratore di potenza.

Fondamentale per il preparatore atletico gestire i carichi di allenamento ed essere a conoscenza delle condizioni fisico-mentali in cui si trova lo sportivo ne facilita solo il lavoro.

Tutti siamo affascinati dai “numeri”: guardare e analizzare i dati di una gara o di un allenamento è tra le attività preferite di ogni appassionato, ma per qualche minuto dobbiamo sforzarci di non pensare alla tecnologia.

Se noi allenatori siamo i “registri” dei nostri programmi di allenamento, l’interpreti e gli attori di questi siete voi atleti.

Per questo motivo noi di SPORT&HEALTH PROGRAM TRAINING preferiamo parlare con i nostri ragazzi e non guardare e leggere soltanto i computerini delle vostre biciclette.

Da molti anni invito gli atleti a concentrarsi sulle proprie sensazioni, sui segnali ricevuti dal loro corpo durante gli allenamenti e le gare.

Saper riconoscere i segnali correttamente ci facilita moltissimo; se dovessimo avere segnali negativi avremmo la possibilità di gestire in un’altra maniera l’allenamento e la gara.

Ma come possiamo valutare la fatica che stiamo facendo in un determinato momento???

La scala di cui ci occupiamo oggi potrebbe venirci in aiuto.

Gunnard Borg fu l’ideatore della scala dello sforzo percepito; il professore svedese dopo una ventina d’anni di studi pubblicò una prima scala denominata RPE ovvero Rating of Perceived Exertion.

All’inizio dei suoi studi Borg si concentrò sulla valutazione della percezione dello sforzo relativo al massimo consumo d’ossigeno (VO2MAX) ed alla frequenza cardiaca.

In un primo momento la RPE si basava su 15 punti di percezione dello sforzo, con una numerazione che andava da 6-20.

Poi il professore svedese affinò i suoi studi e pubblicò una nuova scala che partiva da 0 ed arrivava a 10 chiamandola CR10 (Category Ratio scale CR 10).

In questa scala tiene in considerazione la fatica derivante dal lavoro respiratorio, dai dolori muscolari e dalla temperatura corporea.

Bisogna innanzitutto aver chiaro il concetto di percezione: quel processo attraverso il quale viene dato un senso alle informazioni che sono state registrate nel sistema sensoriale.

Quegli atleti che sapranno gestire la percezione dello sforzo si arricchiscono di un importante forma di sensibilità che gli permette di controllare il livello di affaticamento del proprio corpo.

L’utilizzo della scala di Borg consolida anche il rapporto atleta-allenatore, permettendo a quest’ultimo di capire anche il livello di sopportazione mentale della fatica del proprio ragazzo.

Oltre a questo si possono prevenire periodi di grande affaticamento che possono portare all’overtraining.

Ci sono momenti durante una gara oppure durante l’appuntamento clou della stagione, dove i numeri e computerini non contano più.

Sono quei momenti dove l’atleta deve dare tutto quello che ha, anzi forse di più.

Quelle SENSAZIONI rimarranno nella testa e nel cuore di ogni atleta più di ogni numero!!!

 

Se volete approfondire l’argomento scrivete a: shprogramtraining@gmail.com

(Giovanni Gilberti)

 

Fonte: Solobike.it