Spingi me sennò bestemmio. Storie di ultimi: maglie nere, lanterne rosse e fanalini di coda

Ho avuto la fortuna ed il privilegio di “lavorare” per una settimana in un mondiale fianco a fianco con Marco Pastonesi. Il pesce fuor d’acqua era lui, perchè il mondiale era di mountain bike. Ma la sua penna quando incide il foglio bianco è arte pura. Meglio ancora se scrive di ciclismo.

Questo libro è un inno alle maglie nere, un elogio alle lanterne rosse, un’odissea dei fanalini di coda.

Da Ticozzelli a Fonzi, da Piscaglia a Lievore, da Marcaletti a Malori, da Rubagotti a Stacchiotti…

L’ultimo è il più debole, fragile, vulnerabile. L’ultimo è il più generoso, solidale, umano. L’ultimo è il più colpito dalle punture delle vespe e dagli scontri con le moto, il più ostacolato dai passaggi a livello e dai greggi di pecore, il più bersagliato dai chiodi e dalle puntine. E molto spesso l’ultimo, per puro e malinconico paradosso, è anche il primo: il primo a cedere e a mollare, il primo a staccarsi e a  distaccarsi, il primo a entrare in crisi, il primo a ritirarsi, il primo a rifare le valigie e tornare a casa. Spesso è anche il più simpatico, e non solo nel ciclismo.  Questo libro è un inno alle maglie nere, un elogio alle lanterne rosse, un’odissea dei fanalini di coda. Da Ticozzelli a Fonzi, da Piscaglia a Lievore, da Marcaletti a Malori, da Rubagotti a Stacchiotti… Marco Pastonesi colleziona una trentina di storie di ciclisti che sono rimasti indietro, raccontando curiosi retroscena e divertenti episodi inediti.

“Dino Zandegù sapeva che quello spettatore aveva in corpo una sola spinta, e l’avrebbe data al primo dei due corridori che gli sarebbe passato a portata di mani, braccia e gambe. E lui non riusciva proprio a superare quel compagno di sofferenza che si era trasformato nel più crudele dei suoi avversari. Stavolta ebbe la tentazione non solo di abbandonare la corsa, ma forse anche il ciclismo. Se non che, avvicinandosi, si accorse che quello spettatore non era uno spettatore normale, ma uno spettatore speciale: era un prete. Un prete giovane. E mentre il prete giovane, che indossava un paio di scarponi, stava tirandosi su le maniche dell’abito talare e si preparava a spingere meglio il primo dei due corridori a portata di mani, braccia e gambe, Zandegù fu folgorato da un’intuizione geniale. E urlò: “Spingi me sennò bestemmio”.”

Marco Pastonesi, ha scritto per ventiquattro anni per la “Gazzetta dello Sport”. Si divide tra due passioni: il rugby e il ciclismo. Su quest’ultimo argomento con Ediciclo ha pubblicato: Gli angeli di Coppi (1999), Il diario del gregario (2004), La corsa più pazza del mondo (2007), I diavoli di Bartali(2016), La leggenda delle strade bianche (2017); ha curato Girardengo (2005) e Cavanna (2006). Nel 2011 ha curato, con Fernanda Pessolano, Attenzione ciclisti in giro, vincitore del Premio Coni; nel 2014 ha affiancato Alfredo Martini nella scrittura dell’autobiografia La vita è una ruota.