Dai caschi di Valentino Rossi alle Ebike Thok: una chiacchierata di design con Aldo Drudi

Aldo Drudi e la sua D-Perf, sono un riferimento di altissimo prestigio del mondo del design non solo nello sport. Dalle immagini coordinate per i più famosi team del motomondiale e Superbike, all’America’s Cup con il team New Zealand, dalla splendida Honda Burasca 1200 al motoscafo Anvera: sono tantissimi i progetti che Aldo ha seguito come designer o come grafico. Thok lo ha coinvolto per la sua ebike MIG e per la nuova Ducati MIG RR.

Forse non tutti lo sanno ma i caschi di Valentino Rossi, che tanto fanno parlare il mondo e che Vale usa molto spesso come mezzo di comunicazione, li ha disegnati lui, Aldo Drudi. Romagnolo, designer di fama, annovera, tra i molti riconoscimenti, anche un Compasso d’Oro, il più importante premio di design italiano, ricevuto per la tuta Dainese T-Age Suit.

Valentino però, è la punta di un iceberg di design che conta nomi e aziende illustri: Kevin Schwantz, Mick Doohan, Randy Mamola, Loris Capirossi, Max Biaggi, Manuel Poggiali, Noriyuki Haga, Loris Reggiani o Marco Melandri. E ancora, Honda, Ducati, Yamaha, Suzuki, Aprilia e KTM, fino ai caschi del team New Zealand Emirates all’America’s Cup.

Oggi, dietro al design geniale della THOK c’è Aldo. Gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ di lui e delle idee che hanno portato ad una bici, che tanto fa parlare.

Hai disegnato dai caschi alle moto alle barche; qual’è stata la sfida più grande?

Sono state tutte sfide interessanti perché tutte diverse! Sono mondi che hanno connessioni! lo stile, il mio stile, verte su argomenti costanti: armonia e coerenza sul concetto di base. Insomma, l’approccio è lo stesso, poi la curiosità fa il resto. E noi designer di curiosità ne abbiamo tanta, è quella che salva la nostra professione. È vero: sono passato dalle moto alle barche alle bici, un bel salto, ma se si guarda nel dettaglio, ci sono logiche comuni e soprattutto uno stile unico; il segno di un designer lo puoi trovare in qualsiasi oggetto che progetta.
Io sono appassionato di moto e sono un ex regolarista, vado a divertirmi con la moto da enduro quando possibile. Però quest’oggetto, la bici elettrica, mi interessava personalmente. La bici “tradizionale” rappresenta la purezza del gesto, della fatica, dell’impegno, ma la bellezza di una ebike come la Thok è che ti porta dove vuoi. Direi, proprio come una moto: quando sei in un sottobosco o lungo un fiume o su una cresta dove puoi sfruttare il telaio e gli ammortizzatori, devi avere lo stesso approccio di guida che si ha quando conduci una moto. Poi la velocità in discesa aumenta e subentra il divertimento allo stato puro. Ovviamente l’esperienza della moto mi ha aiutato nel disegnare le linee estetiche della Thok

E la sfida di disegnare la THOK?

La MIG di Thok è un progetto estremo, di altissima gamma, con prestazioni eccezionali. Lo sviluppo è stato fatto da Stefano Migliorini, che ci ha illustrato le caratteristiche. Noi abbiamo poi tramutato queste indicazioni in un oggetto. Nella scelta del disegno dei tubi abbiamo anche dovuto essere flessibili e pratici, per ottimizzare gli stampi mantenendo la giusta rigidezza. Poi c’erano le indicazioni di geometria dateci da Stefano. Insomma: una bella serie di fattori da tenere in considerazione.

La batteria è stata la sfida più grossa. Il telaio ha poche cose su cui puoi giocare, più o meno sono sempre quelle. Lo puoi armonizzare o rendere più spigoloso. La batteria invece, è un intruso. Il designer deve armonizzare il più possibile l’oggetto nello stile della bici. Nella Thok abbiamo scelto di enfatizzare la proporzione della batteria invece di nasconderla! L’abbiamo sottolineata, l’abbiamo resa visibile e ci abbiamo messo l’accento: si è rivelato un plus.  Tutto poi è partito dal fatto che volevamo abbassare il centro di gravità del telaio e portare il peso più avanti, perché sapevamo che avrebbe portato vantaggi in termini di guida e maneggevolezza. Thok ha fatto diverse prove e i risultati hanno confermato questa teoria. Ancora una volta l’approccio al di là dello stile aveva dato una valenza tecnica al mezzo. Lo spostamento della batteria al di sotto del tubo obliquo ci ha permesso di gestire i pesi e di avere diversi vantaggi. A questo punto dovevamo proteggerla.  Le moto hanno dei para-coppa che servono a proteggere la base del motore dai sassi e dai colpi, da lì mi è venuta l’idea di ricoprire la batteria con una “cover”, che è poi diventato un forte segno grafico e distintivo della bici.

Il design della Ducati MIG RR by Thok

Thok mi ha chiamato anche per collaborare con il Ducati Design Center per la realizzazione della Ducati MIG RR. In questo caso avevamo altri argomenti da enfatizzare. Ancora di più c’era la necessitò di rendere la bici più vicina al mondo della moto e non è stata una forzatura. Diametro dei cerchi differenziato, più grande l’anteriore e più piccolo il posteriore come sulle moto da fuoristrada ed una escursione delle sospensioni più grande. Nella ebike Ducati dovevamo gestire anche il colore, il rosso, e renderla originale. Abbiamo ridisegnato la protezione alla batteria ed abbiamo integrato quel colpo di colore con una linea grafica che prosegue sul telaio.

E’ la prima volta che disegni bici? E come nasce un progetto? Come si passa dall’idea alla bici?

In realtà il mezzo bici non mi è totalmente sconosciuto. Molto spesso la gente del paddock acquista delle bici e poi mi chiede di occuparmi della grafica del telaio, per modificarlo e renderlo più personale e custom. I piloti usano la bici per allenamento e mi chiedono di personalizzarne la grafica: l’ho fatto per tanti, da Iannone al compianto Simoncelli.
La relazione con il committente è importante. Il cliente ha un’idea commerciale e tecnica. Bisogna sapere ascoltare, poi cercare l’originalità e enfatizzare gli argomenti tecnici. Le scelte di stile o di grafica devono nascere nel rispetto della funzione del mezzo: a quel punto il tutto prende un valore diverso.
E poi, funzione fa rima con emozione: un’operazione di stile tanto per lasciare la firma mi interessa poco. Mi interessa di più sposare il mio stile con la funzione del mezzo e creare un’emozione in chi lo guarda.  Professionalmente hai fatto il tuo dovere quando metti tutti questi aspetti in un progetto.

Design: valore aggiunto o semplice esercizio di stile?

Tanto valore aggiunto! Soprattutto per qualsiasi oggetto che rappresenti una passione. Come un moto e ancora di più la bici. La mountain bike è uno sport di passione e di fatica, c’è l’adrenalina della discesa, il rapporto con il pericolo e con il rischio: tutto questo rende l’oggetto molto passionale. Ti parlo da motociclista ma la e-mtb è la mia nuova passione. Quando si parla di passione ti piace possedere un oggetto di cui andare orgoglioso, vuoi usare un mezzo che abbia fascino, che non sia solo un telaio con due ruote, ma qualcosa che, quando ti fermi e lo appoggi al muro, non ti stancheresti mai di guardarlo. Il design dà questo valore aggiunto; spesso l’utente finale non lo percepisce ma il fatto che ne sia attratto, nel bene o nel male, significa che ha fatto presa su di lui, che ha funzionato.

Il rapporto con Valentino Rossi

Come nascono i caschi di Vale?
Con Valentino Rossi c’è amicizia. Valentino l’ho visto nascere e crescere: il papà Graziano è un mio caro amico, ai tempi mi allenavo con lui.
Con Vale non c’è un rapporto professionale tra designer e cliente: quando viene da me spesso ha delle idee, altre volte non le ha.
In ogni caso è una condivisione di soluzioni.

Il tuo ultimo progetto?

Non è l’ultimo ma mi piace ricordarlo: con il centro sperimentale dell’Aeronautica Militare Italiana abbiamo disegnato la grafica di un Tornado ed abbiamo vinto un premio internazionale (Royal International Air Tattoo). Ora stiamo entrando con Giovinazzi in Formula 1 e ci siamo specializzati nell’immagine grafica per eventi. Al Gran Premio di San Marino di settembre abbiamo dipinto gli spazi di fuga. Ed ora stiamo lavorando con Monza per il GP di Formula 1.

Fonte: comunicato stampa