Sorpresa, ora la multidisciplinarietà va anche a doppio senso

Negli ultimi anni si è parlato diffusamente della cosiddetta multidisciplinarietà nel ciclismo, in particolare dello scambio dei praticanti nelle sue varie discipline. Ma ha senso essere “multidisciplinari”? E chi lo è veramente?

Difatti, ci si aspetterebbe che alternare le diverse discipline non debba per forza concludersi con la strada. Ora, è grazie a Mathieu Van Der Poel che la vediamo andare davvero anche a doppio senso – finalmente, possiamo dire.

In passato si sono visti tantissimi talenti passare dal fuoristrada (che è l’ambito che a noi, ed a voi cari lettori, interessa) alla strada, raccogliendo successi anche prestigiosi. In pochi, però, sono tornati a raccontarlo. A raccontarlo nella mtb, si intende.

A monte di tutto, però, bisogna chiedersi: ha senso praticare la multidisciplinarietà? Un centometrista non compete ad alti livelli con i maratoneti, un fondista dello sci non primeggia in discesa, ed un pilota di rally non gareggia in Formula 1.

Il mondo dello sport procede verso una sempre maggiore specializzazione, ed il ciclismo non fa certo differenza. Tuttavia, è indubbio che praticare diverse discipline permetta di allenare diverse qualità complementari, soprattutto tra i giovani, che possono poi tornare utili in futuro.

Ed è proprio questo il nodo della questione. Noi appassionati di fuoristrada ci sentiamo spesso derubati di talenti, avendo giovani che davvero gareggiano in tutte le discipline, andando però poi a costruire la loro carriera su strada.

E’ chiaro e palese a tutti come per un giovane talentuoso la strada offra molto di più del fuoristrada, ed in particolare della mountain bike, grazie ad ingaggi moltiplicati anche di un fattore 10x, o anche solamente al prestigio che essa porta con sé. Ma comunque, indefessi, continuiamo a sperare che non succeda.

In merito al recente passato, il nome che si fa più spesso è ovviamente quello di Peter Sagan, campione del mondo XCO tra gli Junior in Val di Sole nel 2008, e pochi mesi prima argento nel ciclocross a Spresiano, e fenomeno vero del ciclismo su strada attuale. Ma ce ne sono molti altri.

Possiamo partire ad esempio da Roman Kreuziger, passando poi per Jakob Fuglsang, Lars Boom, Ondrej Cink (tornato in MTB), Wout Van Aert che ancora deve dimostrare tutta la sua bravura, oppure per quel Mike Teunissen che ha appena stravinto la 4 Giorni di Dunkerque (e che potremmo vedere di nuovo nel ciclocross al termine della stagione su strada). E la lista potrebbe continuare a lungo.

Vi sono anche esempi diversi, ed al contrario, citiamo ad esempio due casi particolari, quelli di Gilberto Simoni e Mirko Celestino, che dopo una grandissima carriera su strada, si sono cimentati (con successo) tra le ruote grasse, il secondo ricoprendo ora anche un ruolo istituzionale. Ma non possiamo parlare di vera multidisciplinarietà.

Analogamente, potremmo citare anche l’esempio di Miguel Martinez, iridato nel ciclocross e in mtb, nonché campione olimpico XCO, che dopo tanti successi nelle ruote grasse ha affrontato qualche stagione su strada, ma senza risultati eclatanti. In campo femminile, invece, qualità e risultati sono maggiormente interscambiabili, ma il tutto necessiterebbe di una disamina specifica.

Ma ora stiamo assistendo a qualcosa di diverso: Mathieu Van Der Poel ha fatto la “stagione perfetta” nel ciclocross vestendo la maglia iridata, vincendo la coppa del mondo, ha dato spettacolo su strada vincendo in gare World Tour (che numero all’Amstel Gold Race!), e domenica scorsa a Nove Mesto Na Morave ha colto finalmente il successo in coppa del mondo XCO, cosa che aveva già sfiorato a più riprese.

Qual è la conseguenza di tutto ciò? Tanti appassionati di ciclismo su strada si sono informati, e si informeranno, sulle mosse di Mathieu tra le ruote grasse, lui che per il momento non cede alle lusinghe dei team che lo allontanerebbero dai suoi cari prati e sentieri, e che ha programmi ben chiari per il prosieguo della stagione.

Questo fatto sta già portando tangibile attenzione al nostro movimento, interesse, e chissà, magari in futuro porterà anche qualche sponsor in più.

Non sappiamo se la multidisciplinarietà faccia bene veramente agli atleti, se verrà praticata davvero, se qualcuno abbia interesse a spingerla: intanto, ringraziamo Mathieu, qualche like in più le foto e gli articoli di mtb l’hanno avuto.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti qui sotto.

(nell’immagine di copertina, Mathieu Van Der Poel vince il mondiale Juniores di ciclocross nel 2012 davanti a Wout Van Aert e a Quentin Jauregui, tutti impegnati – anche – su strada)

(AB)

Fonte: Solobike.it