Ciclismo, l’Uci stanzia un milione di euro contro le bici truccate

È l’investimento della Federciclo mondiale contro la frode tecnologica. Novità Raggi X: i primi controlli già nel weekend

“Garantire la credibilità dei risultati e proteggere gli sportivi. Le due cose vanno di pari passo”. David Lappartient, presidente dell’Uci, comincia così il pomeriggio che la federazione internazionale ha voluto per presentare tutto l’apparato, presente e futuro, studiato per lottare contro la frode tecnologica, i motorini nelle bici. “I tablet erano utili, ma non bastavano”, l’immediato seguito, prima di ribadire un concetto espresso alla Gazzetta qualche giorno fa: “Non vogliamo scoprire i motorini, vogliamo dimostrare che non ci sono. Il ciclismo è uno sport magnifico e gli spettatori non devono più interrogarsi se credere o no ai risultati”.
PRESENTI — L’appuntamento è a una decina di minuti d’auto dall’aeroporto di Ginevra. Oltre al numero uno dell’Uci – che mette sul piatto quasi 1 milione di euro per questa battaglia cruciale – ci sono il fisico nucleare Gabriele Fioni, direttore aggiunto del Cea (commissariato all’energia atomica e alle energie alternative): è bolognese, ha il doppio passaporto (italiano-francese); Jean Christophe Peraud, 2° al Tour 2014 vinto da Nibali e ingegnere nucleare, consulente-chiave della federazione internazionale in materia; Bob Stapleton, presidente della commissione materiali e lotta contro la frode tecnologica. Il piano d’azione 2018 è snocciolato così: uso di diversi metodi di detenzione; 18 Paesi coperti di tutti i continenti; 150 giorni e più del 50% delle gare di World Tour ‘coperte’; controlli a tutti i livelli, con un approccio qualitativo più che quantitativo; il 69% dei test dedicato alla strada, il 13% al cross, il 9% alla pista, il 9% alla mountain bike. E il giro di vite sulle sanzioni (articolo 12.1.013 bis) è il seguente: minimo 6 mesi di squalifica e multa da 20.000 a 200.000 franchi svizzeri per l’atleta (da 17.000 a 170.000 euro); per il team o altri che siano vicini a chi ha barato, minimo 6 mesi di stop e da 100.000 a 1.000.000 di franchi svizzeri da pagare (da 85.000 a 850.000 euro); minimo 6 mesi di stop e multa da 5.000 a 200.000 franchi svizzeri (da 4.200 a 170.000 euro) per chiunque, anche in maniera indiretta, abbia assistito il tentativo di frode. Attenzione: l’Uci ha specificato che analizzerà attentamente le performance sportive e su quelle sospette attiverà maggiori controlli sui materiali.
METODI — Ma il cuore di tutto sono i sistemi di scoperta. L’Uci punta sull’unione delle forze: non rinuncia del tutto ai tablet che si sono già visti (però di fatto li considera molto meno importanti, in segno di rottura con la presidenza Cookson che ne aveva fatto una bandiera), rafforza il ruolo delle telecamere termiche e punta forte sul controllo ai raggi X grazie alla partnership con VJ Technologies, compagnia fondata nel 1987 e specializzata sul tema (opera anche nei campi aerospaziali e nucleari). Il macchinario viene montato dentro a un furgone e il Commissario-materiale dell’Uci sottoporrà al controllo le bici (non bisognerà smontarle) a propria discrezione: ai raggi X si vede tutto velocemente e si elimina ogni dubbio. La struttura sarà schermata per rispettare le leggi dei vari Paesi in materia di raggi X: una sorta di Tac portatile. Senza dimenticare il ruolo del commissario video-aggiunto (ha debuttato alla Sanremo), che potrà-dovrà segnalare attività sospette e attivare controlli. Per ora c’è un solo furgone dedicato a questo: l’Uci avrebbe intenzione di chiedere un maggiore contributo economico sul fronte anti-frode agli organizzatori e alle squadre. “I raggi X li metteremo in campo già nel weekend in una corsa World Tour” ha aggiunto Lappartient. “I raggi X – gli ha fatto eco Peraud – fanno della bicicletta un libro aperto”.
FUTURO — Poi ci sono i progetti futuri, ma già avviati: la tecnologia Rfid (dall’inglese Radio-Frequency Identification) che serve come identificazione e/o memorizzazione automatica di informazioni inerenti al materiale usato prima, durante e dopo la corsa. Si tratta di identificare tutti gli elementi con un numero unico, e sviluppare uno strumento di lettura per identificare il materiale sospetto. Mentre l’ultima frontiera, che dovrebbe essere a disposizione entro fine anno, è quella sviluppata in collaborazione con la Cea: la magnetometria. Un ‘tracker’, un segnalatore-localizzatore posto sulle bici (non più grande di un pacchetto di sigarette, potrebbe essere piazzato sotto la sella), potrà identificare campi magnetici sospetti e segnalarli in tempo reale al commissario-Uci. “Non c’è niente di peggio del chiacchiericcio, dobbiamo fare in modo che non ci sia più: il ciclismo lo merita” ha dichiarato Lappartient, che entro due anni avrebbe intenzione di estendere a tutte le corse questo metodo di ricerca.
Fonte: Gazzetta.it