Transpyr 2018, day 1

L’avventura in Transpyr comincia un paio di giorni prima dello start ufficiale: caricata la bici ed il bagaglio, il furgone si dirige verso Roses, piccola cittadina della Costa Brava, in cui arriviamo dopo 1100 km di viaggio tutto sommato confortevole. Uno splendido e caldo sole ci accoglie, e prima di recarci alla registrazione ne approfittiamo per un giro esplorativo in bici, lungo la “ruta megalitica”, che ci consente di vedere la baia dall’alto e alcuni insediamenti preistorici, con dolmen e menhir.

Ma la cittadina è ricca di motivi di interesse, sia architettonico che naturalistico: il Castello di Bufalaranya, il Parque Natural de Cap de Creus, il Parque natural de Albera, il Parque Natural de l’Aiguamolls de l’Empordà, il Castillo de la Trinidad.

Per curiosità saliamo anche lungo la via che porta a Montjoi Cove, dove si trova “El Bulli”, tre stelle della Guida Michelin, gestito da Adrià Ferran e dichiarato secondo miglior ristorante al mondo. Bene, dopo aver preso consapevolezza del luogo è venuto il momento di entrare nel vivo di Transpyr, e ci rechiamo alla Ciutadella, splendida fortezza murata che ospita le operazioni preliminari, la presentazione ufficiale e la cena che precede la partenza. Tutti gli addetti allo staff sono gentilissimi, e questa è una costante che si manterrà fino alla fine: anzi, anche dopo.

Ci sono 350 partecipanti di 27 nazioni diverse, ma non c’è fila, perché tutto è organizzato in modo logico ed intuitivo. Esibiamo documenti e strumentazione obbligatoria, ritiriamo chip e geolocalizzatore, versando le relative cauzioni: ci consegnano la borsa in cui dovremo mettere tutto il nostro materiale per i giorni di gara, e che l’organizzazione ci farà trovare una volta arrivati a destinazione.

Concordiamo i servizi fotografici e di assistenza tecnica, e scambiamo due parole per saperne di più sul programma della giornata. Nel borsone troviamo una maglia tecnica ed una t-shirt, barrette ed integratori, alcuni gadget ed una sacca per gli effetti personali che troveremo sul traguardo ad ogni conclusione di tappa. Ormai siamo praticamente pronti, e torniamo alla bici per testare il Gps. Abbiamo scaricato tutti i files nei giorni antecedenti, ma è necessario controllare con la traccia zero che tutto vada come deve: ben sapete che lungo il percorso le indicazioni si trovano solo nei punti di contatto con le strade aperte al traffico o di pericolosità: per tutto il resto ci si deve orientare con la traccia, ovviamente prestando molta attenzione. Verso le 20 e 30, quando il calar della notte rende la Ciutadella ancora più misteriosa ed affascinante, ci si ritrova per la presentazione ufficiale ed il saluto alle autorità, e per la prima cena insieme.

La serata vola letteralmente, e verso le sei del mattino seguente tutto il gruppo è già in pieno fermento: alle 7,30 ci sono le operazioni di verifica del materiale obbligatorio, alle 8 si parte, ma tutto avverrà con un leggero ritardo, perché lo start è individuale.

Il primo è un percorso di transizione tra le zone di Alt Empordà e La Garrotxa, a carattere collinare, e i primi veri e propri rilievi montuosi. Si lascia il mare pedalando su terreni molto ondulati e progressivamente si prende quota. È una tappa la cui difficoltà, oltre alla distanza e al dislivello, è dovuta alla temperatura e all’umidità. Dopo trenta km praticamente pianeggianti incontriamo il primo ristoro, ed il gruppo è già pienamente sgranato. Ci circondano gli ulivi, e i pochi fabbricati che incontriamo sono tutti tipicamente pirenaici, per struttura e materiale di costruzione, ma anche molto gradevoli e ben tenuti. Dal 35° km comincia un continuo saliscendi, che terminerà solo con la prima vera e propria salita, all’inizio della prova speciale. Poco dopo Tortellà incontriamo il ponte medievale di Llierca, una vera e propria meraviglia che presta la sua immagine alla Transpyr. Le acque abbondanti rendono il tutto veramente bello, con cascatelle ed un bacino che invoglia a tuffarsi. Finora siamo stati su strade sterrate abbastanza ampie, poco asfalto e qualche tratto di single track. Le poche costruzioni che incontriamo sono piccole fattorie, complesso religioso isolato e a Serra de Malforat, in prossimità del km 84, dopo il terzo ristoro, arriva la prima vera difficoltà. Inizia il tratto cronometrato, di circa 21 km e tutto in salita, che per almeno 4 km è veramente ripido: poi la salita prosegue, ma in modo meno impegnativo.

La prima tappa ci ha portato a Camprodon, piccola comunità non lontana dal confine francese, a circa 1000 metri di quota, che vanta uno stupendo ponte del XII° secolo sul fiume Ter; lo si attraversa per entrare nel centro storico, ricco di pasticcerie che esibiscono dolci e biscotti, vera specialità locale. Il Pont Nou è il punto di arrivo, dopo 116 km e un dislivello positivo di 2.200 metri. Dopo la prima tappa abbiamo già verificato quanto affermato dall’organizzazione: questa avrebbe dovuto essere la tappa più facile, ma in realtà non ci sono tappa facili alla Transpyr. L’unico segreto è dosare le energie nei tratti liberi per cercare di fare a pieno ritmo i tratti cronometrati, ma è più facile a dirsi che a farsi. La giornata è passata in fretta, ci aspetta la cena e si sente la necessità di recuperare in fretta: da Camprodon dobbiamo arrivare a La Seu d’Urgell, dopo 117 km e 2700 metri di dislivello, che sembrano essere piuttosto impegnativi.

La prima coppia a vincere è quella composta da Jon Erguin Dorrosonsoro e Eneko Gurrutxaga Ugarte del team Orbea, con il tempo di 1:10:08, che precedono Frederic Ischard e Sebastien Migeon (Vosges VTT/ Destination Vélo) di circa 6 minuti; al terzo posto Pau Marza Bedos e Julien Bely (Gobik – Bike &Race Team).  Nei Master chiudono per primi Christope Liberge e Mathieu Dumont (Pau Velo 64), negli individuali Martin Gallardo, nella categoria femminile Miroda Otto e Annie David, nelle coppie miste Alba Sugranes Mateu e Joan Bassa Ferrus

(Sandro Bongiorno)