Ciclismo, Van der Poel fenomeno: “Non toglietemi patatine e ketchup”

Ha vinto l’Amstel con un finale pazzesco, fuoriclasse del ciclocross, guadagna oltre due milioni l’anno, sogna l’oro olimpico in Mtb. E non rinuncia alla sua dieta.

Forte, anzi fortissimo. E in una condizione strepitosa. Un tornado. Fenomeno come il Sagan giovane? Difficile dirlo. Il più grande talento di tutti i tempi, come già qualcuno al Nord lo ha definito? Calma: di sicuro grande talento. Mathieu Van der Poel con un numero pazzesco vince l’Amstel Gold Race che sembrava ormai andata. Il grande pubblico del ciclismo scopre un corridore straordinario che a 24 anni ha già nel palmares due titoli iridati cross, oltre ad altri due da juniores e, nella stessa categoria, quello su strada. Oltre all’argento Europeo conquistato lo scorso anno alle spalle di Trentin.LA STAGIONE — Quella nel cross è stata fantastica: 31 vittorie in 33 gare compreso il Mondiale e tutte le otto tappe del Superprestige. Su strada cinque vittorie (in 15 corse) tra le quali una tappa della Sarthe (volata di gruppo), Attraverso le Fiandre e Freccia del Brabante (gruppetto). Più il quarto posto al Fiandre dopo un rientro incredibile conseguente a un errore clamoroso, da principiante (ha tolto una mano dal manubrio con il tubolare anteriore scoppiato, manovra che lo ha fatto cadere).

IL FUTURO — Le più importanti squadre del WorldTour lo cercano (non ha procuratore) e sono pronte a fargli ponti d’oro. Eppure i suoi guadagni superano già i due milioni di euro. Patrick Lefevere, il padrone della Deceuninck-QuickStep, butterebbe anche il portafoglio sul tavolo pur di farlo firmare. Ma finora tutti hanno ricevuto un cortese «No, grazie. Ho un contratto con la mia squadra fino al 2023». La squadra è la Corendon Circus, una Professional belga che come sponsor ha un tour operator turco. Diciassette corridori tra i quali David, il fratello di due anni e mezzo più vecchio. Ma per VdP l’atout è che questo team gli consente di praticare cross, strada e mountain bike. Per esempio, anche lui pensa all’oro olimpico di Tokyo 2020: ma nella mtb. A proposito di 2020: VdP ha già fatto sapere che non correrà la Roubaix. Gli organizzatori dell’Aso che quest’anno non l’hanno voluto/invitato sono ai suoi piedi.

LA VITA PRIVATA — Come nei migliori casi, realtà e leggenda si mescolano. La realtà, per ora, si chiama Roxanne Bertels, una ragazza belga che lavora al marketing della Porsche. I due si sono conosciuti in Finlandia, mentre lui guidava (una Porsche ovviamente) sul ghiaccio. Uno dei passatempi di Vdp è giocare a calcio, ma non tifa per nessuna squadra. Gli piacciono i cani e ha due dalmata, Luna e Solly. La leggenda riguarda il cibo, o meglio la sua «dieta». Un piatto su tutti: frites e maionese. «Non credo che correrei dieci secondi più veloce se rinunciassi alle patatine fritte», disse. Pasto pre-gara: pasta con prosciutto, formaggio e una generosa dose di ketchup. «Aggiungo molto sale al mio cibo, specialmente quando fa caldo», l’altro suo credo.I GENI — I geni sono importanti, ma non spiegano tutto. Nella Germania dell’Est fecero infatti degli esperimenti: non nacquero campioni, ma molti ebbero problemi gravi. Comunque il padre di VdP è Adrie, la madre Corinne, figlia di Raymond Poulidor. Adrie, pro’ dal 1981 al 2000, vinse l’Amstel nel 1990, il Giro delle Fiandre 1986, la Liegi-Bastogne-Liegi 1988, due tappe al Tour de France, la Clásica San Sebastián 1985 e il titolo mondiale di ciclocross nel 1996. Poulidor, pro’ dal 1960 al 1977, vinse una Vuelta, sette tappe al Tour de France, una Milano-Sanremo e una Freccia Vallone. Nonostante questo, era conosciuto come l’«eterno secondo» perché è salito otto volte sul podio della Boucle, ed è un record. Ma non ha mai vestito la maglia gialla. E a 83 anni il suo sogno è proprio questo. Che il nipote un giorno vesta la gialla e vinca il Tour.

Fonte: gazzetta.it