Nel precedente articolo della mia rubrica, in collaborazione con il preparatore atletico Giovanni Gilberti, abbiamo parlato del rapporto spesso “conflittuale” che sussiste fra i bikers e le tabelle di allenamento.
Abbiamo così suddiviso i bikers in 3 TIPOLOGIE PRINCIPALI:

I biker di TIPO 1 hanno la tendenza a seguire le tabelle in modo “meccanico” senza minimamente ascoltare i feedback provenienti dal corpo in reazione a periodi di allenamento e recupero per, eventualmente, variare il probramma di allenamento;
I biker di TIPO 2, pur avendo a disposizione le tabelle del preparatore, spesso e volentieri sono pronti a ignorarle per seguire i consigli di amici ritenuti “forti” o di colleghi bikers dalle ottime performance, salvo poi attribuire al preparatore la causa di prestazioni e risultati deludenti;
I biker di TIPO 3, pur seguendo le tabelle, sono ben pronti a metterle in discussione in base ai feedback ed alle reazioni provenienti dal corpo in risposta ad allenamenti e recupero (e a seguito del confronto con il proprio preparatore).

In quest’ultima categoria rientrano i CAMPIONI dello sport, ben ALLENATI all’ascolto delle proprie sensazioni.

Oggi, in questo articolo, vediamo insieme a quali POSSIBILI CONSEGUENZE, a livello FISICO e MENTALE, possono andare incontro i biker appartenenti alle categorie 1e 2 ??

MENO SICUREZZA INTERIORE, PIÙ DIPENDENZA DALL’ESTERNO
Dal punto di vista mentale il seguire in modo OSSESSIVO e “MECCANICO” le tabelle d’allenamento mina  ulteriormente la già debole SICUREZZA ed AUTOEFFICACIA del biker che, anziché sforzarsi di ALLENARE l’ascolto delle proprie sensazioni, cercherà CONTINUAMENTE sicurezza all’esterno di sè, nelle tabelle del preparatore appunto o nei consigli dell’amico.
Le TABELLE d’allenamento dovrebbero altresì rappresentare degli spunti, indicazioni di massima volte ad educare un atleta alla consapevolezza del suo corpo e non un vademecum da seguire in modo meccanico.
Più il biker è poco consapevole delle reazioni del suo corpo e più si sentirà insicuro perché, da sempre, ciò che non si conosce appare impossibile da gestire.
I campioni dello sport sono in grado di mettere in campo grandi performance anche grazie ad una piena conoscenza di sé, questa fa’ la differenza fra una prestazione mediocre ed una performance di successo.

MENO RESILIENZA, PIÙ TENSIONE E ANSIA PRE-GARA
In genere, un biker che segue in modo “ossessivo” le tabelle d’allenamento (e non ascolta il suo corpo in reazione ad esse) è anche meno abile ad adattarsi all’imprevisto ed ai cambiamenti proprio perché la tendenza principale del corridore di TIPO 1 o di TIPO 2 è quella di cercare, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà, risposte all’esterno anziché dentro di sé e nelle proprie sensazioni.
Dal punto di vista mentale, il biker che nei momenti di difficoltà non è capace di cercare in sé SICUREZZA e FIDUCIA è più soggetto a sviluppare TENSIONE prima delle competizioni e di fronte ad uno stato di forma che tarda ad arrivare.
L’allenamento di abilità mentali come la RESILIENZA parte invece dal coraggio di mettere in discussione la PRESUNTA certezza delle tabelle per dare più spazio alle sensazioni derivanti dal proprio corpo e dalla mente. Più Ti ascolti, più impari a gestirti, meno sarai teso.

PIÙ STRESS E MENO DIVERTIMENTO
Il biker che VIVE le tabelle come un’IMPOSIZIONE da dover seguire sempre ed in modo scrupoloso rischia di perdere tutto il DIVERTIMENTO che è propriodelle uscite in bici.
In questa condizione possono sopraggiungere facilmente, e prendere il sopravvento, soprattutto le sensazioni di NOIA e di STRESS, le quali inficeranno sicuramente sulla qualità della performance.

OVERTRAINING (SOVRALLENAMENTO)
La  mancanza di capacità nella gestione delle proprie sensazioni, ci spiega il preparatore Giovanni Gilberti, può portare addirittura all’overtraining.
Capita frequentemente che atleti in overtraining, spesso, INCOLPINO il proprio preparatore di non aver inserito nelle tabelle adeguati periodi di scaricoo tapering; questa attribuzione di colpa è tipica del bike di tipo 1 e di tipo2.
Giovanni Gilberti spiega come, in questi casi, la colpa non sia esclusivamente a carico del preparatore quanto dello stesso atleta che, non ascoltando il proprio corpo e affidandosi ciecamente alle tabelle, non ha saputo comunicare per tempo le proprie sensazioni di stanchezza per poter così modificare insieme il piano di allenamento.

IL PASSAGGIO DI CATEGORIA: DA BIKER DI TIPO 1 E 2 ABIKER DI TIPO 3
Secondo voi, un biker di tipo 1 o tipo 2 può “diventare”un biker di TIPO 3 ??
Certo che si! è sufficiente seguire alcune semplici linee guida che riassumo brevemente:
-         Soffermandosi più spesso, a cominciare dai momenti di allenamento, ad ascoltare le SENSAZIONI provenienti dal proprio corpo, sia sensazioni fisiche sia mentali in risposta alle sollecitazioni proposte al proprio corpo;
-         CONFRONTANDOSI più spesso con il preparatore atletico circa le sensazioni esperite in allenamento ed in gara in risposta al programma di allenamento stabilito;
-         UTILIZZARE le tecniche di mental training per MIGLIORARE  la CONSAPEVOLEZZA della propria UNITÀ MENTE-CORPO e per SVILUPPARE AUTOEFFICACIA e la consapevolezza dei punti di forza.
 
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Dott.ssa Claudia Maffi (psicologa dello sport) e Giovanni Gilberti (preparatore atletico)