Epica Atacama, giorni 3 & 4

La terza tappa era considerata il momento della verit�, una sorta di spartiacque che bisognava mettersi alle spalle per poter quantomeno pensare di poter arrivare al termine della competizione. Nel briefing iniziale, come in quello della serata che l’ha preceduta, gli organizzatori avevano presentato questa frazione come quella pi� difficile, perch� impegnativa sia sul piano fisico quanto, e soprattutto, su quello psicologico: i primi due giorni erano stati duri, ma non impossibili, e forse era giunto il momento di dare fondo a tutte le energie disponibili. I km da percorrere sono 84,5 per un dislivello di 2048 metri, con due salite piuttosto impegnative.
I primi sessanta km di gara sono stati senza particolari difficolt�: salita su fondo misto pi� o meno scorrevole, con tratti sabbiosi non eccessivamente lunghi: ci lanciamo lungo il greto di un fiume stagionale, e ci portiamo ai piedi della montagna. Siamo al terzo ristoro e le cose cambiano: la strada s’impenna, e su alcuni tratti, sotto un sole cocente, si procede con i piedi nella sabbia bollente. Il gpm sembra non arrivare mai, e anche i mezzi di assistenza arrancano. La jeep del servizio scopa rimane a met� di un canale secco, e solo con l’aiuto del buggy e dell’ambulanza, un hammer attrezzato, ne viene fuori. L’ambulanza stessa in seguito fora, mentre i bikers procedono lentamente. Prima di scendere si affronta un breve tratto di duna, anche se il vero e proprio �medanoso�, la duna pi� alta dell’America del Sud, ci viene per fortuna risparmiato. Ancora discesa su pista sabbiosa, a fianco di una delle pi� grandi centrali fotovoltaiche della zona, e finalmente arrivo al traguardo, a circa 80 km dal campo base di Inca de Oro. Lasciamo le bici nel park, la tappa seguente ripartir� da qui. Il cileno Flavio Naciff giunge al traguardo in 3h 46′ 21”, il leader della classifica generale, lo spagnolo Oriol Colome in 3h 47′ 29”; alle sue spalle il compagno di team, Marc Trayter, che impiega 3h 51′ 42” per arrivare sotto lo striscione. Non cambia il copione in campo femminile, dove Anna Ramirez vince senza che le sua avversarie possano avvicinarla. Una doccia e un pasto sono quanto mai ambiti, ma non abbiamo molto tempo: nella serata, divisi in due gruppi, ci accompagnano all’osservatorio astronomico. La volta celeste � incredibile, la luna � piena e luminosissima, ed � proprio il nostro satellite quello che si vede meglio di ogni altra stella. Si preparano i borsoni, domani si dorme in riva al mare, con la speranza che la notte sia pi� mite.

La quarta tappa, Inca de Oro � Bahia Inglesa di km 117 per un dislivello di 1630 metri, � molto diversa dalla altre. Innanzitutto perch� dalle zone interne scendiamo verso l’oceano, cambiando prospettiva in modo radicale, e poi perch� il dislivello negativo supera quello positivo. A fronte di una iniziale facile salita su asfalto segue una picchiata di 60 velocissimi km, buona parte su "bischofita": si tratta di terra ricchissima di minerale, compattata con acqua di mare, e che viene utilizzata su lunghi tratti in prossimit� della costa. Attraversiamo la zona mineraria, ogni tanto risuona l’eco della dinamite. Appare qualche piccola creatura vivente. Una volpe grigia passa veloce in lontananza, qualche sauro occupa pigramente la strada. Nel cielo l’ombra di un solitario falco, e niente altro. Le difficolt� cominciano a circa 18 km dalla fine, quando arriviamo sulla fascia costiera: il forte vento che proviene da sud ci costringe a racimolare ogni energia. Per fortuna il mare e alcuni tratti di costa sono di una bellezza che toglie il fiato, e questo distoglie il pensiero dalla fatica. L’argentino Juan P. Pereyra, in 3h 29′ 25”, porta a casa il successo di tappa. Percorre 90 km in fuga solitaria, arrivando ad un vantaggio anche di sei minuti, che poi perder� nella fase finale, dovendo affrontare il forte vento senza nessuno che gli possa dare un cambio. Alle sue spalle arrivano appaiati Flavio Naciff e Oriol Colome, in 3h 29′ 47”. Ai corridori che sono partiti da Copiap� si affiancheranno gli iscritti agli ultimi due giorni di gara: raggiungiamo il centinaio, ma questo non comporta alcun svantaggio. Il camping che ci ospita � sufficientemente grande, ognuno continua ad avere la propria tenda, che il vento cerca sempre di riempire con la sabbia, riuscendoci spesso. Facciamo quattro passi in spiaggia, incastrati nel bagnasciuga troviamo i resti di un pinguino di Humboldt; la riserva naturale in cui vivono non � molto lontana da qui. Non tardiamo a recarci in tenda: anche se la quarta � stata la tappa pi� veloce ci restano ancora due giorni di gara, e l’incognita vento ci preoccupa un po’.(Sandro Bongiorno)