Epica Atacama, day 0

La nostra avventura in Cile comincia come molte altre. Le consuete difficoltà per predisporre il bagaglio, in cui sei convinto di non aver mai messo tutto quello che ti può servire; lo smontaggio della bici e la preparazione dell’imballo, che cerca in tutti i modi di ridurre gli inevitabili rischi del trasporto; la tensione e i mille dubbi che sorgono quando si affronta una prova così impegnativa, dal punto di vista sia fisico che psicologico. 
Per arrivare a Copiapò, alle porte del deserto di Atacama, Alitalia ci ha proposto Venezia-Roma e Roma-Santiago: da qui prendiamo un volo interno, per arrivare a destinazione dopo un viaggio lungo e stancante, ma per fortuna senza imprevisti. Epica Atacama si svolge nel Norte Chico, regione settentrionale con notevole varietà di microclimi e ricca di contesti geografici affascinanti, distribuiti in tre grandi parchi nazionali. 
Dall’Italia siamo partiti in cinque; un ragazzo austriaco e i team che provengono dalla Spagna completano il gruppo degli europei, il resto dei concorrenti sono di provenienza sudamericana. Ce ne accorgiamo alla riunione tecnica che si svolge in serata presso l’Hotel Antay, alla periferia della città, scelto dal Comitato Organizzatore come base per le operazioni preliminari, e in cui, per ovvia comodità, alloggia anche la maggior parte dei concorrenti.
Dopo la fase di registrazione e la consegna delle borse, in cui dovremo mettere tutto il materiale necessario per i sei giorni in accampamento, prendiamo contatto con Rafael Pizarro, direttore di gara, con Augusto Nunez, che segue la comunicazione ed il marketing e con Miguel Silvestre, direttore sportivo che ritroveremo ogni giorno lungo il percorso: Miguel ci fornisce informazioni preziose, perché il contesto ambientale ha caratteristiche che non vanno assolutamente sottovalutate. E’ chiaro fin da subito che il livello di idratazione e nutrimento deve sempre essere monitorato, che perdersi è sicuramente poco auspicabile, che non dobbiamo temere tanto le distanze, quanto il tipo di fondo che troveremo, perché i tratti sabbiosi richiedono ridotta pressione delle ruote e tecnica di guida. Ci informano sulla tipologia delle indicazioni, sulla presenza del personale medico lungo il percorso, sulla presenza dei rifornimenti e dei punti di controllo. Vengono chiariti alcuni punti sulla necessità di avere con sé un equipaggiamento di sopravvivenza, su come viene fornita l’assistenza meccanica, sui tempi di percorrenza delle varie frazioni di gara.
Il briefing rivela finalmente anche le tappe, che nessuno aveva potuto conoscere in anticipo:
1) Copiapò – Inca de Oro km 83,4 per un dislivello di 1991 metri
2) Inca de Oro – Inca de Oro km 79,8 per un dislivello di 1483 metri
3) Inca de Oro – Inca de Oro km 84,5 per un dislivello di 2048 metri
4) Inca de Oro – Bahia Inglesa km 117 per un dislivello di 1630 metri
5) Bahia Inglesa ­– Bahia Inglesa km 130 per un dislivello di 810 metri
6) Bahia Inglesa ­– Bahia Inglesa, km 52,4 per un dislivello di 445 metri
per un percorso totale che supera i 530 km e gli 8000 metri di dislivello.
La maggior parte delle nostre curiosità viene soddisfatta, ma appare chiaro che dobbiamo essere pronti anche a variazioni di programma, rese necessarie da esigenze contingenti: già sappiamo alcune importanti informazioni ci saranno trasmesse solo nel briefing che precederà ogni singola tappa.
Una serata davanti ad un eccellente asado e una bottiglia di ottimo Carmenere precede il primo giorno di gara; siamo qui,  Atacama ha lanciato la sfida e noi siamo pronti a raccoglierla.
(Sandro Bongiorno)