Straccabike: 27 edizioni, e non sentirne il peso

E’ proprio questa la sensazione che abbiamo percepito partecipando all’ultima edizione della Straccabike: nonostante sia la ventisettesima volta che il Comitato Organizzatore la propone si percepisce una sensazione di freschezza, di novità che a volte sembrano avere solo competizioni di recente creazione. Ma secondo noi la cosa è facilmente spiegabile e per più di un motivo. Innanzi tutto l’entusiasmo e la voglia di ben figurare di tutto lo staff sono ben evidenti: se si trovi in difficoltà c’è sempre qualcuno disposto ad aiutarti, se ti fermi ad un ristoro puoi fare due parole per stemperare la fatica, se chiedi informazioni bene o male qualcuno te le farà arrivare.

In secondo luogo si è riusciti ad introdurre nel corso del tempo quei cambiamenti che stimolano la curiosità degli atleti: quest’anno per esempio il percorso è stato accorciato e ridisegnato per molti tratti, e considerato che era percorribile ben prima di Ferragosto, sappiamo che, approfittando di qualche giorno di ferie, moltissimi bikers hanno colto l’occasione per testarlo. Il tracciato è sicuramente uno dei punti di forza della gara aretina: la bellezza della Foresta del Casentino e dell’ambiente circostante, il divertimento dei single-track e delle discese, la tipicità delle costruzioni storiche danno fascino ad una prova che è si molto impegnativa sul piano tecnico e fisico, ma anche gratificante sul piano emozionale.

Altro fattore di successo è sicuramente il generoso pasta party, a cui tutti possono accedere senza eccezione: è una scelta che ha i suoi costi, ma che sicuramente paga molto di più, perché non fa sentire i disparte tutti coloro che sono presenti senza possibilità di partecipare alla competizione. Quattro parole davanti ad un piatto di pasta e ad un bicchiere di vino creano un’atmosfera di festa che vorremmo vedere più spesso. Restando sul piano alimentare anche i ristori sono degni di  nota: sono ben distribuiti, in base alle esigenze di gara, e si alternano nell’offerta tra solidi e liquidi per consentire una partecipazione ottimale degli atleti.

Nel pacco gara abbiamo trovato un capo tecnico intimo di alta qualità: qualcuno direbbe  “potevamo stupirvi con effetti speciali…” e invece abbiamo scelto di non essere appariscenti, ma di sostanza: e anche questo fa parte della filosofia della manifestazione: tanti piccoli gadget di poco valore non ne valgono uno che ne ha.

 

Alla Straccabike tutti si sentono protagonisti. Della parte agonistica avrete sicuramente già letto, con il bel duello tra Francesco Casagrande e Francesco Failli, conclusosi in favore del primo per una manciata di secondi, che hanno fatto pesare agli avversari il loro ritmo per tutta la durata della gara. E sicuramente saprete anche della vittoria di Silvia Scipioni, che ha letteralmente dominato la prova femminile. Ma quello che non fa parte della cronaca più diffusa è il fatto che in questa gara tutti coloro che riescono ad arrivare al traguardo si sentono vincenti, ne più ne meno degli atleti più titolati. Le salite, i single-track, le discese spesso tecniche e ripide fanno capire che stiamo parlando di vera mountain bike, per gente tosta che sa andare in bici: se mi lascio tutto questo spalle sono uno di quelli che ce l’hanno fatta.

Chi vi scrive ha avuto un problema meccanico in uno dei settori più isolati che lo ha costretto a fermarsi. Dopo pochi minuti, grazie ai ragazzi che assistono in gara, ero già sul pick-up diretto verso il traguardo: e personale dislocato nei punti critici, medico e non, ne ho visto parecchio. Sapere che ci sono persone in grado di intervenire se fosse necessario trasmette un senso di sicurezza che non guasta mai: portare mille bikers sulla linea di partenza non è facile, soprattutto di questi tempi, ma con i presupposti che ci sono è la cosa più logica che qui possa accadere.

Arrivederci alla XXVIII edizione di Straccabike!

(Sandro Bongiorno)